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Insegnare agli ignoranti

26 Luglio 2016 in Le catechesi di Padre T. 0

Quando si parla di opere di Misericordia spirituale, non è così semplice distinguere tra il beneficiante e il beneficiato come invece in quelle materiali.

Pertanto spesso chi compie opere spirituali, è il primo ad essere bisognoso di riceverle!

Nel caso di “insegnare agli ignoranti”, si vede chiaramente questo, cioè tutti dobbiamo essere istruiti, formati, nessuno può considerarsi già a posto nel proprio cammino di fede.

Percui, iniziamo domandandoci: “chi sono gli ignoranti? La risposta è importante, perché nella lingua corrente la parola “ignorante” ha assunto un significato negativo, dispregiativo, dal quale dobbiamo liberarci in fretta.

Ripartiamo dalla etimologia: ignorante è “colui che ignora”, e va sempre qualificato con l’oggetto dell’ignoranza (ignorare qualcosa): l’ignoranza difficilmente è da intendere a 360°. Essere ignoranti, quindi, non vuol dire affatto non avere cultura o istruzione, e nemmeno essere maleducati.

Semplicemente significa non sapere qualcosa di importante nel campo della fede. Non saperlo sia a livello di testa, perché nessuno te lo ha mai detto. Per esempio, non sapere che prima di fare la Comunione la Chiesa chiede un’ora di digiuno. Ci sono infatti tanti aspetti della fede che non vengono mai detti, vuoi perché la catechesi si è ridotta vuoi perché vengono tralasciati volutamente.

Oppure non saperlo con il cuore, cioè magari si sanno certe cose ma non hai mai avuto vicino a te una persona che ti ha testimoniato come vive un cristiano, come mettere in pratica un aspetto del Vangelo e nessuno ti ha mai colpito per come vive il Vangelo. Purtroppo la mediocrità abbonda!

Per esempio, ricordo l’effetto dirompente che ha avuto su dei giovani in parrocchia la testimonianza di un ragazzo poco più grande di loro che si era sposato da poco ed era arrivato in castità al matrimonio. I ragazzi certamente sapevano cosa dice la Chiesa al riguardo ma non avevano mai visto una persona che lo avesse loro dimostrato con semplicità e gioia la bellezza di vivere la castità!

Sappiamo tutti quanto il mondo, inteso come l’andazzo comune, la mentalità dominante, le abitudini che dòminano le gente in generale, sia distante dal Vangelo.

Per noi cristiani la tentazione di non alzare polveroni, di non “creare barriere” è forte. Si preferirebbe il quieto vivere, il tollerare tutto questo modo di essere anche se sbagliato.

Eppure è innegabile che far conoscere la verità sia un grande atto di carità. Far vedere come il vivere quella verità che ci insegna il Vangelo sia giusto, bello, “logico” direi e farla amare con la testimonianza di vita, è un gesto genuinamente evangelico.

Questa opera di misericordia è molto esigente, perché ci esige in prima persona di cercare di vivere la verità del Vangelo se vogliamo poter aiutare gli altri. Ma è un cammino necessario, obbligatorio per essere cristiani.

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