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Il coraggio di essere qui, così come sei

6 Dicembre 2022 in Donna & Catechesi 0

A cura di sr. Stefania Baneschi

Francescane Missionarie di Gesù Bambino


L’amore incoraggia a rischiare, anche se questo significa soffrire. L’amore non mette al riparo, non allontana dalla vita, non rinchiude in una campana di vetro. L’amore di chi ti guida nel cammino della vocazione ti sprona a tirare fuori tutta la forza, tutto il coraggio, che abita il tuo cuore. Ecco perché la parola che ci serve mettere nel bagaglio del nostro cammino è “coraggio”.  

Ci viene in aiuto, tra le figure femminili della scrittura sacra Scrittura, la storia di Ester, la regina ebrea, che non ha esitato a mettere a repentaglio la propria sua vita per salvare il popolo. Il libro biblico che prende il nome da Ester, è la regina di stirpe davidica che libera il suo popolo e la cui vicenda è ricordata anche oggi nella festa annuale di Purim. Narra di un mondo capovolto: il potere dell’impero più potente della terra viene sconfitto e sottomesso grazie alla sapienza di una giovane regina. Insolita questa regina però… è una ragazza ebrea, orfana di padre. La ragazza è allevata dallo zio Mardocheo, un Beniaminita, addetto alle porte del palazzo del re che la nota per la sua bellezza. Alla corte del re di Persia, Assuero, si invaghisce di lei, della sua bellezza, e le pone in testa la corona. A causa di un complotto a danno di Mardocheo e della sua ribellione all’autorità in potere, viene emanato un editto di sterminio di tutto il popolo ebraico. C’è un’unica possibilità di salvezza… che la stessa moglie del re di Persia chieda la grazia a favore degli ebrei.  La giovane regina così intraprende una serie di azioni sagge e coraggiose, finché riesce a far condannare Amàn, colui che aveva voluto l’editto di morte, e a salvare il suo popolo dalla strage in tutto il regno.

Il coraggio di Ester non è rivendicazione, la sua forza non è violenza o uso del potere. Apparentemente sottomessa, in realtà è la sua estrema libertà a spaccare un sistema fatto di soprusi.  Ella resta un’ebrea, fedele alla propria sua storia e al suo popolo di appartenenza e sarà proprio per amore del suo popolo che, quando sarà necessario, sarà pronta anche a sacrificare se stessa. È libera e forte perché non agisce per se stessa, non agisce da sola. Così la esorta Mardocheo: «Non pensare di salvarti tu sola, fra tutti i Giudei, per il fatto che ti trovi nella reggia. Perché se tu in questo momento taci, aiuto e liberazione sorgeranno per i Giudei da un altro luogo, ma tu perirai insieme con la casa di tuo padre. Chi sa che tu non sia stata elevata a regina proprio per una circostanza come questa?» (Est 4,13-14). Ester accoglie le parole di Mardocheo, o meglio, accoglie la strada della salvezza che sempre passa per un atto di amore, di vero distacco dal proprio bene per affermare un bene più grande. 

Da dove attinge Ester questo coraggio? Dove possiamo attingerlo tutti noi? E’È una virtù che non si improvvisa, è un atteggiamento di fronte alla realtà che non ci ritroviamo dentro di noi per puro caso ma si coltiva con scelte quotidiane, concrete, possibili, con ciò che è in nostro potere, di . La storia di Ester ci mostra una donna che attraversa la paura di morire, di fallire, in modo deciso ma a piccoli passi, obbedendo- prima di tutto- alla sua realtà, alla sua condizione, alla sua vita. Lei abita il suo ruolo, fa quello che deve e che può, raduna tutte le sue energie e risorse, si pone come serva, con umiltà e dignità perché conosce bene la sua identità di figlia di Israele. E cosa fa? Prega, fa splendere la sua bellezza, e prepara un banchetto per il re. 

 “Allora Ester ordinò di rispondere a Mardocheo così :così: “Va, raduna tutti i giudei che si trovano a Susa, e digiunate per me; state senza né mangiare e né bere per tre giorni, notte e giorno. Anch’io con le mie ancelle digiunerò nello stesso modo; poi entrerò dal re, sebbene ciò sia contro la legge; e se dovrò perire perirò”. (Est 4,15-17).


Continua a leggere l’articolo sul numero 23 di Essere Catechisti

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