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Il contadino e il pastore

18 Agosto 2014 in Le catechesi di Padre T. 0

catechesi_padret._agosto2014Nel campo di Dio ci si trova a lavorare con diversi ruoli, funzioni, obiettivi. Unico é lo scopo: essere padri e madri. Si tratta di fecondare le anime con il seme del Vangelo, alimentarle con la Parola di Dio, averne cura, renderle autonome perché possano camminare da sole nei tanti sentieri della volontá di Dio. Essere padre per un’anima é educarla, formarla, prepararla per il suo sposo, per colui che definitivamente ne determinerá la piena feconditá. Essere madre é accogliere, gestare, partorire e cosí collaborare con Dio nel dare la vita, che é vita cristiana, testimonianza, evangelizzazione.

Per essere padre e madre, nelle cose di Dio, bisogna sapersi sporcare le mani al fine di rendere puro, bisogna saper camminare insieme al fine di accompagnare. E queste sono caratteristiche sostanziali per il contadino e il pastore.

Un operaio del campo di Dio é chiamato nello spirito a fecondare e alimentare, a essere padre, o ad accogliere e gestare, essere madre. Quando trova dei frutti é chiamato a raccoglierli, per offrirli al Signore. Perché il campo dia piú frutto é chiamato a seminare. Perché creare le migliori condizioni é chiamato a lavorare la terra. E cosí a ricominciare sempre: lavorare la terra, per seminare e poi raccogliere. Lavorare la buona terra significa tirar fuori pietre e spine. I sassi che abbiamo nel cuore sono peccati, ideologie e idolatrie piú o meno grandi e pesanti. Bisogna fare molto sforzo per tirarle fuori, ma una volta fatto offrono materiale prezioso, esperienza spirituale, per costruire i solidi muri di un alto recinto. Le spine si tirano fuori con delicatezza: sono traumi, ferite del cuore, pregiudizi, i frutti della zizzania. Bisogna scavare molto, arrivare alle radici, e con cautela tirarne fuori il bulbo, in modo che il cuore, la buona terra, ne risulti sanata. Le spine rimosse smuovono la terra graffiandola: é l’esperienza del cuore nell’accompagnamento spirituale. Puó produrre lacrime e sanguinamenti, ma alla fine ti permette, come nei palmi del Signore Risorto, di poter mostrare con le tue cicatrici i segni della gloria. A volte é utile un periodo nella serra, per curare le piantine, a volte un trapianto, perché il germoglio fecondi un nuovo campo nella vigna del Signore.

Un operaio del campo di Dio che é chiamato nello spirito a condurre e lasciar pascolare, il pastore, conosce ognuna delle sue creature, le chiama per nome, le ha viste nascere, le aiuta ad alimentarsi, ne ha curate le ferite. Ne ha curata anche la feconditá di latte spirituale, per alimentare a loro volta attraverso la testimonianza evangelica, e di lana, per coprire e riscaldare attraverso l’umanitá di una vita cristiana. Il pastore conosce il cammino ma sa esplorare, riconosce nell’ambiente circostante i segni del clima, la voce dello Spirito che non si sa da dove viene e dove va. Sa assumersi dei rischi ma sa rimanere vicino a ciascuna delle sue creature, con la preghiera, anche quando qualcuna si allontana. E allora lui é chiamato a cercarla per recuperarla e ricondurla nel suo pascolo interiore.

Ciacuno di noi é contadino e pastore. Siamo chiamati ad avere cura del campo di Dio, a lavorare la terra prima di tutto del nostro cuore e poi di quello degli altri. Per questo ogni cristiano é in se stesso sempre e comunque un evangelizzatore. Perché lavorare la terra é evangelizzare e accompagnare gli altri é edificare la Chiesa.

Lavora la tua buona terra, perché giá oggi é un pascolo del Signore.

Con affetto,

Padre T.

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