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Consolare gli afflitti

25 Aprile 2016 in Le catechesi di Padre T. 0

Ricordo una volta a Roma, nei miei anni di seminario, mentre viaggiavo su un tram ed eravamo tutti pigiati e attenti a non perdere l’equilibrio per le frenate improvvise, un certo punto una persona davanti, che non riuscivo a vedere per l’affollamento, iniziò a gridare: “non ce la faccio più”. Lo ripeté più volte suscitando in me una grandissima pena e allo stesso tempo un senso di impotenza. Chissà che dolore stava vivendo? Chissà quali sofferenze portava in cuore, tali da farla esplodere in quel modo così forse inopportuno…

Un uomo che le era vicino le disse semplicemente: “Coraggio signora, si faccia forza”, al che lei rispose “grazie”. Poi è arrivata la mia fermata, sono sceso e ho pensato e pregato ancora per quella persona.

Che bello avere vicino a noi una persona che ci assiste e ci sta vicino nella sofferenza! Quanto vorremmo tutti poter trovare un genitore, un fratello, un amico che nel momento del dolore e della sofferenza sappia stare vicino a noi.

Il consolare chi è afflitto è una grande un’opera di misericordia che però implica una cuore davvero magnanimo.

Gesù aveva detto: “Beati gli afflitti perché saranno consolati” (Mt 5,4); Lui ci promette la consolazione per le nostre tribolazioni ma vuole che anche noi diventiamo strumenti della sua misericordia aiutandolo a consolare chi soffre.

Non è facile stare vicino a chi è afflitto. Magari si trattasse solo di dare una pacca sulla spalla e incoraggiare chi si è rotto un dito! Quello passa presto.

Invece quanto costa, soprattutto se è una afflizione provocata da un male difficile da curare, dalla vecchiaia, da situazioni che forse non si risolveranno mai.

Eppure stare vicino a chi soffre è una bellissima opera di misericordia ed è alla portata di tutti noi, solo dobbiamo uscire dal nostro guscio e dalla nostra pigrizia e metterci in moto, andare a trovare le persone che hanno sofferto un lutto, che stanno passando per un periodo di crisi o di difficoltà, star vicino alle persone che vivono sole o lontane dalle loro famiglie, far sentire i malati e i sofferenti che non sono soli.

In questo anno cerchiamo consapevolmente di essere strumento di consolazione e chiediamo a Dio che ci aiuti a diventare segni della misericordia verso le persone che soffrono. Sforziamoci di far sentir loro che Dio li ama e che sono parte di una grande famiglia dove ci prendiamo cura gli uni degli altri e dove nessuno sarà mai escluso.

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