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Vita e fede del catechista

16 Gennaio 2023 in Il coach dei catechisti 0

Ciao Diego, sono catechista e capo scout. Una domanda che è sorta nei nostri incontri e nelle riunioni tra catechisti è la relazione tra la propria condotta di vita ed il ruolo di catechista. Può succedere che un catechista abbia visioni personali diverse dalle ufficiali su alcuni aspetti della vita cristiana? Quanto incide la propria opinione nella catechesi?

Eugenio (Roma)


Caro Eugenio, ti ringrazio molto per questa domanda che porta la nostra attenzione non tanto sull’ambito pratico, ma su quello dell’essere del catechista.

In primo luogo, direi che qualche incongruenza di vita ce l’abbiamo tutti: è il nostro peccato per il quale uniamo il nostro impegno alla misericordia di Dio ed alla sua grazia purificante. Per queste “incongruenze” bisogna seguire il consiglio di Gesù sulla vigilanza e quello di san Paolo sullo stare attenti a non cadere confortati dalla fedeltà di Dio per cui non saremo mai tentati al di sopra delle nostre forze (cf. 1Cor 10, 12-13).

Per quanto riguarda altre divergenze, le possiamo considerare importanti quando differiscono in temi di fede e morale sia a livello ideologico che di condotta. Non parlo di ogni pensiero o dubbio che ci passa per la mente, ma di idee che cominciano a cozzare con la Rivelazione ed il Magistero. Il catechista è un collaboratore di Cristo e della Chiesa e non predica sé stesso, ma Cristo e la fede della Chiesa confermata dallo Spirito Santo. Anche senza entrare nel tema del carisma dell’infallibilità nei due ambiti indicati, consiglio di rifugiarsi nell’umiltà di riconoscere che quanto crediamo viene da Dio, poggia su 2000 anni di esperienza ed è corroborato da grandissimi pensatori che non hanno mai rifiutato la ragione: la nostra non è una fede cieca. Se serve, ricordo che per le verità rivelate e riconosciute tali, si chiede l‘adesione di fede teologale; per le verità di fede e costumi insegnate con “atto definito” si chiede il fermo assenso e che per gli insegnamenti non definiti si richiede l’ossequio religioso (fiducia fondata sulla fede). In questo modo possiamo trovare una guida per superare i momenti personali di smarrimento che devono essere affrontati nella preghiera.

Fermo restando che è il parroco colui che conferma il catechista nella sua missione, sarà opportuno rivalutare l’idoneità del catechista la cui vita diventa una contro testimonianza del Vangelo e della Dottrina. Qui si consiglia discernimento per valutare ogni singola situazione e va da sé che anche il catechista ha bisogno di attenzione, accompagnamento e crescita nella fede; questo comporta anche la presenza di prove e crisi.

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