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Raccontare bugie: confusione tra realtà e fantasia

11 Marzo 2015 in Dalla parte del bambino 0

J.Piaget definisce l’assetto mentale del bambino in età prescolare come un periodo in cui non c’è distinzione tra fantasia e realtà. Egli parla di “pensiero magico” e di “egocentrismo infantile”. Solo dopo i sei anni, secondo lui, il bambino riesce a distinguere in modo chiaro il vero ed il falso: si sviluppa cioè la capacità del giudizio morale” A volte però anche nei ragazzi grandi rimangono tracce del pensiero magico infantile.

Al di là della confusione tra realtà e fantasia i bambini imparano molto presto che non si dicono le bugie, che non si devono dire perché è male, ma lo considerano principalmente da un punto di vista affettivo, per non dar dispiacere a mamma e a papà, agli insegnanti che vogliono loro bene.
Quando arrivano all’età della ragione cominciano a capire l’importanza della sincerità ed il suo valore morale: cioè è bene dire la verità. Chi dice la verità è coraggioso, è forte, sa affrontare le situazioni, è persona da ammirare e da stimare!

Essi hanno grande sensibilità nel capire l’inganno eventuale degli adulti e ne rimangono feriti, mortificati. Spesso in questo caso la prima conseguenza è che l’autorevolezza dell’adulto che usa mentire ne esce compromessa. Dall’altra parte le bugie ripetute dei bambini preoccupano molto gli adulti: è indispensabile capirne le ragioni per aiutarli a cambiare il modo di comportarsi.

Mostrare affetto e interesse sincero per il loro mondo, le loro aspettative, i loro problemi che per noi possono sembrare di scarsa importanza, li aiuta senz’altro a voler dire la verità perché vivono in un clima di fiducia. Spesso mentire significa cercare di riempire un vuoto interiore: è allora che nascono racconti strani, avvenimenti inesistenti che servono a rendere più piacevole una realtà poco gratificante dal loro punto di vista. Scambiare la realtà con la fantasia è cosa normale dai tre ai sei anni e non bisogna accusare i bambini di dire bugie! Essi confondono ciò che pensano con il vissuto. Deve però essere progressiva la conquista della capacità di differenziare l’uno dall’altro.

Qualche volta il racconto è inventato per fare bella figura con i compagni, magari perché vivono in un clima in cui si esagera l’importanza dell’ avere, oppure si sente parlare dei viaggi che alcune famiglie si possono permettere, o ancora nel garage di un amico fanno bella mostra due automobili ultimo modello. Nella testa di chi non può permettersi tanto, magari si fa spazio l’idea di inventarsi anche quello che non ha.

Mi è capitato di incontrare un bambino che purtroppo non poteva godere della presenza quotidiana dei genitori troppo occupati in altre faccende: aveva trovato il modo di illudersi e di conquistarsi l’attenzione dei compagni raccontando viaggi in compagnia di papà e mamma mai avvenuti, regali ricevuti, professioni inesistenti. Una vera tristezza!

Qualche volta le bugie per difesa fanno sorridere per la loro ingenuità o qualche volta fanno arrabbiare l’adulto, per l’ostinazione con cui vengono sostenute.
Bisognerà incoraggiare il bambino a superarsi, con fermezza e determinazione. Noi adulti però non dobbiamo sbagliare l’approccio quindi: evitare di urlare, di strillare per un guaio commesso dal bambino, ma non visto. Evidenziare come la sincerità nell’ammettere di averlo compiuto ci renda più orgogliosi rispetto al dispiacere per l’accaduto. In questo caso, per una volta evitare il castigo.

In caso di guai ripetuti per ostinazione, per distrazione, per rinuncia a qualsiasi ragionamento, anche di fronte alla sincerità per evidenza dei fatti, il castigo potrà aiutare a diventare più prudenti. Ma senza drammi, senza mortificazioni davanti a tutti, e solo dopo aver superato il momento di collera, quella che porta ad atteggiamenti umilianti per il bambino che non deve mai temere l’interruzione di un rapporto affettivo. E’ più impegnativo educare nelle situazioni di bugie per motivi di orgoglio, quando il fanciullo non accetta di riconoscere un limite od una sconfitta: occorre imparare ad accettare anche questo e dimostrarlo con il nostro esempio e la nostra coerenza.

Non imbrogliare durante il gioco, non tacere voti insufficienti o interrogazioni poco esemplari, non trovare delle scuse attribuendo ad altri adulti o coetanei la responsabilità delle proprie sconfitte. Molti bambini mentono in questo senso perché avvertono le aspettative troppo alte dei genitori o degli insegnanti.
Se in famiglia si respira un clima di sincerità tra papà e mamma, tra i nonni ed i genitori, tra fratelli, senza sotterfugi, senza compromessi sarà possibile abituarsi a:
– chiedere perdono se si ha dato fastidio
– evitare l’ironia che mortifica chi commette e ammette un errore
– parlare con fiducia ai genitori delle proprie preoccupazioni di bambini di 5-6-10 anni e delle proprie paure ad affrontare la realtà
– ammettere l’errore senza trovare scuse.

Da una parte e dall’altra sarà più facile comportarsi in modo corretto e sincero.
Certamente non è possibile definire e trattare i figli come dei bugiardi, ma come persone senz’altro degne di fiducia, che possono sbagliare, anche se temiamo che stiano mentendo. Sarà però indispensabile trovare il modo di chiarire la situazione con delicatezza e determinazione per arrivare alla verità. I bambini, i giovani, tutti sono molto più felici quando riescono a sperimentare la libertà, la gratificazione che derivano da un comportamento sincero!

E’ compito dell’educatore (Guida NET, catechista, insegnante) responsabilizzare i ragazzi in modo che capiscano tutti i vantaggi del dire la verità per la propria serenità ed autostima.
Gli insegnanti a scuola dispongono di tutti gli strumenti, di occasioni quotidiane per aiutare lo scolaro a crescere nella virtù della sincerità con grande vantaggio anche per il clima di lavoro oltre che per l’animo della singola persona….Spesso la bugia è usata come mezzo di difesa del più debole.

Niente irrita i genitori come la mancanza di sincerità da parte dei figli, ma spesso sono loro i primi a peccare in questo senso sin da quando i figli sono piccoli e vendono loro promesse che poi non vengono mantenute o li ingannano “ a fin di bene” con fughe veloci per uscire di casa, mancanza di saluti e appuntamenti non rispettati.
I bambini allora crescono ansiosi, capricciosi, diffidenti, insicuri, delusi: è una responsabilità che nessun adulto dovrebbe sperimentare e non è mai troppo tardi per cambiare a qualsiasi età!

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