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La gestione dei conflitti nel gruppo di catechismo

5 Aprile 2021 in Formazione 0

A cura di Valentina Raffa

Non si tratta soltanto di convincere due bambini che litigano a fare pace ma di apprendere a vivere anche la crisi come occasione di crescita: calmare gli animi dei due litiganti, invitarli a esprimere il loro punto di vista in modo che sia chiaro e uno alla volta, esaltare gli aspetti positivi delle persone e della situazione.

Che cosa causa un conflitto? 

Conflitto è sinonimo di guerra, di scontro ma assume significati specifici, meno cruenti, nell’ambito di discipline diverse. In sociologia, per esempio, il conflitto d’interessi è “la relazione antagonistica fra soggetti individuali o collettivi in competizione fra loro per il possesso, l’uso o il godimento di beni scarsamente disponibili”1. Un bene scarsamente disponibile può essere un certo giocattolo, la palla più gonfia nel campetto dell’oratorio, l’unica panchina all’ombra o il banco più vicino alla finestra. 

Quando si crea un conflitto tra due bambini/adolescenti (o piccoli gruppi) di cui noi siamo gli adulti di riferimento, il nostro ruolo di catechisti, educatori, formatori è fondamentale per trasformare il conflitto in un’occasione di apprendimento e di crescita (anche per noi adulti!).

Tre condizioni per gestire un conflitto

L’arte di gestire un conflitto mette in campo diversi aspetti della nostra persona:

  • la nostra capacità di mediazione, appresa o innata che sia;
  • il modo in cui abbiamo visto gestire i conflitti in famiglia, (cedere o mantenere il punto? Riconoscere le emozioni come rabbia o stanchezza oppure metterle a tacere?);
  • il nostro carattere più o meno pronto ad accendersi;
  • la nostra disponibilità emotiva, in quel momento (abbiamo altre preoccupazioni? Un problema di salute, di lavoro, in famiglia che non ci lascia del tutto sereni?);
  • il contesto in cui ci troviamo;
  • il ruolo nostro e dell’altro;

Avere chiaro l’obiettivo. 

Vuoi che i due facciano pace? Vuoi che smettano di gridare? Sei stanco e non vedi l’ora che se li vengano a prendere?

Se riesci a riconoscere nel conflitto un’opportunità di apprendimento, non solo riuscirai a risolverlo ma insegnerai a tutto il gruppo (compresi gli osservatori!) che esistono soluzioni creative ai conflitti che accontentano tutte le parti in gioco e creano una nuova armonia.

Gestire prima i tuoi conflitti. 

Ti fanno paura? Ti ricordano conflitti del passato che non hai superato? 

Se non conosci le tue modalità di gestione o di evitamento dei conflitti, verrà fuori quello che covi tu, quello che non hai elaborato. I conflitti fanno parte del vissuto di adulti e bambini; dai conflitti interiori a volte scaturiscono nuove idee, dai conflitti con gli altri spesso impariamo a conoscerli e a farci conoscere.

Evitare di evitare. 

Separare i contendenti e dargli una punizione esemplare non è un modo di gestire il conflitto. L’elemento veramente negativo del conflitto è il tentativo di evitarlo, di fuggire. Così facendo la rabbia covata potrà esplodere in futuro sia nei litiganti sia, lo ripeto, in quelli che come semplici spettatori hanno imparato che le cose funzionano così. 

In ogni caso, non aspettarti che si risolva necessariamente bene perché c’è sempre la libertà dell’altro su cui non abbiamo controllo.

Continua a leggere l’articolo completo sul nr. 14 di Essere catechisti.

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