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Pregare per i vivi e per i morti

26 Ottobre 2016 in Le catechesi di Padre T. 0

La settima opera di misericordia spirituale invita a “pregare per i vivi e per i defunti”.

Nella nostra mentalità pragmatica si considera la preghiera come una perdita di tempo inutile, una roba da vecchiette che ormai non hanno altro da fare e così almeno passano il loro tempo.

Eppure il pregare a vicenda si basa su una grande e splendida verità: la comunione dei santi.

Che significa questo? Che noi battezzati siamo uniti da Cristo nella stessa famiglia spirituale che è la Chiesa e che questo legame è reale, tanto reale e forte da durare anche dopo la morte.

Si capisce che ci muoviamo in un mondo a cui ha accesso solo chi crede. Senza la fede e usando solo un ragionamento pragmatico non si può intendere nulla di questo.

Ci sono due presupposti per poter vivere bene questa opera di misericordia.

Considerare la preghiera come un modo efficace di ottenere un frutto, un dono da Dio. La preghiera fatta con fede raggiunge il suo obiettivo! Perciò quello che chiediamo a Dio per noi o per i nostri cari defunti è ascoltato davvero.

E poi che esiste la vita eterna, esiste il paradiso e il purgatorio. Sono realtà, non sono sogni. Perciò noi preghiamo perché i nostri fedeli defunti possano raggiungere la vera casa, il Cielo.

Quindi, è una verità di fede da credere che quando partecipiamo a qualsiasi momento di preghiera ufficiale della Chiesa noi stiamo pregando per tutte le necessità del mondo! Stiamo includendo tutte le persone, noi inclusi.

Ci sono anche altre forme individuali e personali di preghiera: ad esempio, fare celebrare la santa Messa per determinate persone vive, in difficoltà (malati,famiglie in crisi, ecc..) o in date significative della loro vita come l’onomastico, il compleanno, l’anniversario di matrimonio o per i propri parenti defunti, particolarmente nell’anniversario della morte.

Oggi i mass media ci fanno vedere molto meglio di una volta cosa capita in qualsiasi parte del mondo. Soprattutto si tratta di fatti negativi.

Il senso di impotenza che sperimentiamo è grande, tale da voler evitare di sapere, di conoscere tanta è la mole di dolore e sofferenza.

Ma noi cristiani abbiamo una forza straordinaria tra le mani e dobbiamo usarla. È la preghiera fatta con fede. Dinanzi a tanto male non soccombiamo, non retrocediamo, non perdiamoci nel pessimismo, ma reagiamo come credenti ed eleviamo spesso a Dio la nostra preghiera per i nostri fratelli vicini o lontani, viventi o defunti.

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