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La fatica di saper educare (Prima parte)

1 Giugno 2016 in Dalla parte del bambino 0

Sappiamo che nella vita, in qualsiasi campo , per raccogliere occorre seminare.

Ci si applica, si studia, ci si aggiorna, ma in campo educativo si prosegue spesso per sentito dire, per rispettabili tradizioni familiari (magari ormai obsolete), per i consigli degli amici, cioè con grande passione, ma con scarsa informazione attendibile. Tutti oggi si occupano dei genitori con proposte diverse che però non sono sempre di grande aiuto ai genitori stessi.

Oggi, in periodo di disoccupazione, chi è più fortunato può vantare il doppio lavoro di papà e mamma e questo comporta di affidare i propri figli ad altri: nonni, baby sitter o asili nido. Qualche volta si è anche tentati, proprio per i sacrifici che questa vita comporta, di delegare anche alcuni aspetti educativi agli altri, che invece devono essere grandi collaboratori dei genitori con cui condividere l’impegno educativo nei confronti di ciascun bambino, unico ed irripetibile. Nessun educatore può pensare di possedere una verità statica, ma nel confronto continuo di esperienze e di aggiornamento culturale, occorre essere disponibili ad evolvere a migliorare le proprie capacità e competenze di educatori (genitori ed insegnanti), senza sensi di colpa, senza paura di commettere errori, ma eventualmente riconoscendoli e trasformandoli in occasione di consapevolezza e di crescita.

Ciascuno di noi persegue il benessere del bambino: benessere per il suo corpo, benessere per l’equilibrio psichico, lo sviluppo dell’intelletto, la crescita dell’affettività, del mondo delle emozione. Gestire le emozioni del bambino è quanto di più impegnativo ed affascinante in cui impegnare la propria capacità educativa.

Mi è piaciuta un’espressione che ho letto in un libro: “in campo educativo, noi educatori, dovremmo sentirci sempre un po’ degli scolari che non si prendono troppo sul serio”.

Noi mamme, noi papà, noi insegnanti/educatori dobbiamo acquisire la consapevolezza che la fatica educativa può fare miracoli!

Le premesse:

– conoscere le caratteristiche dell’età del nostro bambino

– conoscere lui o lei per quello che è nel suo momento di crescita personale

– avere la consapevolezza ed accettare che ogni persona/bambino possiede grandi qualità, grande potenzialità, ma anche limiti, imperfezioni che il lavoro educativo aiuta a rimuovere, a superare

– riuscire a vedere il mondo con gli occhi di un bambino

– vivere un rapporto educativo impostato sul buon umore, sull’allegria

– esigere con fermezza, sapendo chiedere con dolcezza

– educare la volontà di un bambino nei modi e nelle circostanze adatte alla sua età, significa semplificargli, rendergli migliore la vita futura. E’ l’opposto di quello che succede oggi, quando si vuole avere tutto e subito, con la conseguenza di una futura incapacità a sopportare le difficoltà, le frustrazioni cui nessuno può sfuggire

– l’amore è la base di tutta l’educazione: osservare, conoscere, accettare, amare quindi educare

Solo un amore autentico, disinteressato, quello che desidera il Bene della persona, sa scoprire la vera grandezza e le attitudini di ciascuno dei figli e, senza bisogno di troppe parole, favorirne la consapevolezza e lo sviluppo.

Al contrario, quando questo amore risente, è condizionato dal nostro egoismo personale, spesso lascia all’educando l’impressione di valere poco e quindi, senza volerlo, lo si porta ad avere un comportamento adeguato a questa immagine svalutata e rimpicciolita di sé.

Il bambino possiede una sensibilità alla massima potenza per i messaggi non verbali. Ma gode in modo particolare nel sentire, da parte di mamma e papà espressioni come: “Sei una persona adorabile. Sono orgogliosa/o di quello che hai fatto. Ero sicuro/a che ci saresti riuscito. Sei bravissimo!”

Un errore sottolineato non deve creare angoscia, ansia nel bambino che va aiutato a correggerlo senza le espressioni distruttive che affiorano anche sulle labbra di noi che amiamo, come “Non ne posso più….sei il solito incapace” e altre poesie del genere. Niente di più efficace per bloccare una persona, per renderla insicura, per scoraggiarla nella sua voglia di conquiste.

Il bambino è molto ricettivo e la critica distruttiva è peggiore del comportamento che vogliamo correggere.

(continua…)

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