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Il bambino e la generosità

11 Dicembre 2014 in Dalla parte del bambino 0

La generosità è la disposizione ferma e stabile della volontà disposta a dare tutto quello che si può, anche superando la misura del giusto“.  Sono queste le parole che mi sono annotata come sintesi durante un incontro in cui si parlava di virtù umane. Una riflessione che sembra rivolta esclusivamente al mondo degli adulti, considerato l’egocentrismo con cui ogni bambino si affaccia alla vita.

In effetti la generosità è una conquista che si raggiunge con fatica e perseveranza ed è anche l’esempio di quanto la natura umana sia plasmabile e migliorabile attraverso un lavoro educativo che sempre deve impegnare gli adulti nei confronti dei bambini. Essi, con il trascorrere del tempo, possono vivere e gustare sempre più in profondità questo modo di relazionarsi. I bambini hanno il “diritto” di essere educati alla generosità per perseguire la gioia nella vita, perché tale è la conseguenza per chi raggiunge la pienezza di questa virtù umana, una virtù sociale.

Si può scrivere un decalogo se si pensa alle caratteristiche che dovrebbero ispirare le relazioni umane passando dal rispetto all’accettazione degli altri, dalla gratitudine all’essere amabili, dalla collaborazione, all’aiuto, alla solidarietà, allo spirito di servizio che esprime una vero salto di qualità nel motivare il comportamento con gli altri. Solo chi crede nella generosità può fare proprie queste modalità di rapporti con il prossimo. Fatte salve le parole “mamma e papà”, tra i primi suoni che abbondano sulle labbra del bambino che inizia a parlare, è presente un vocabolo tanto breve quanto efficace: “MIO!” ed il bambino lo ripete continuamente con tutta la convinzione di cui è capace. Egli è deciso nel difendere questo MIO in modo determinato e sicuro e la reazione al gesto dell’adulto o di un pari d’età che gli chiedono di considerare un TUO è fatta di un pianto disperato ed inconsolabile.

Non si tratta di una forma di egoismo a cui una persona è condannata per tutta la vita, ma di una tappa di crescita che richiede l’intervento deciso ed amorevole dell’ educatore, genitore o figura esterna di riferimento affettivo. Anche questa manifestazione della persona suggerisce un’attenzione che deve iniziare dai primi anni di vita, quando è ancora quasi impossibile raccogliere dei risultati, ma si tratta di anni preziosi per seminare: non si diventa improvvisamente generosi!

Già in età della scuola dell’infanzia è possibile abituare i bambini a dare cose agli altri, cose che piacciono loro o che sono loro care, come buona abitudine che si assimila con l’esempio di chi sta loro vicino.

L’età d’oro per dare una svolta alla vita della Persona nel saper donare e nel sapersi donare è quella della scuola primaria. Sono cinque anni in cui veramente il bambino dimostra grande sensibilità e duttilità e la sua crescita va seguita con attenzione e delicatezza continue. Saper dare significa saper voler bene e questo va sperimentato senza troppi sermoni di incoraggiamento. Scendendo sempre più in profondità si inizia con il dare a chi si ama per un piacere reciproco, per arrivare a dare senza aspettarsi nulla in cambio, ma con una grande gioia in cuore.

Ho la fortuna di aver vissuto, nel mio rapporto di tutoria con tanti singoli bambini di questa età , la meraviglia di percorsi impensabili per la conquista di questa virtù. Noi adulti spesso abbiamo delle aspettative sbagliate nei confronti dei bambini, ma li sottovalutiamo circa la possibilità di condurli per mano verso traguardi impegnativi. Sta a noi essere sufficientemente accoglienti, rassicuranti, incoraggianti, rispettosi.

Certamente qualche volta il loro modo di interpretare la generosità può essere soggettivo! “Maestra, ti piacciono le caramelle? – esclama un alunno di otto anni con una caramella in bocca e con altre due strette in pugno – Francesco ne ha quattro e te ne può regalare una!”

A questa età chiaramente, per iniziare un percorso, lo sforzo di essere generosi va orientato principalmente verso le persone conosciute, simpatiche, per far loro piacere. Il sorriso ed i ringraziamenti che ne deriveranno contribuiranno a dare motivazione ai gesti concreti rivolti poi anche ad altre persone che non sono care. In famiglia non c’è palestra migliore del rapporto con i fratelli e per chi è solo non devono mancare le occasioni con amici, parenti e compagni di scuola: dare, condividere, agire a favore degli altri.

Anche ubbidire ai genitori, oltre ad essere un atto di giustizia, se fatto con prontezza e sollecitudine diventa un gesto di generosità per la qualità della vita e per il clima sereno che genera in famiglia. Il buon umore che ne deriva diventa la motivazione più umana per assolvere incarichi, per aiutare le persone che si amano maggiormente.

I verbi da coniugare in continuazione sono veramente numerosi: ascoltare, ringraziare, chiedere con cortesia, prestare giocattoli e altri oggetti, cedere il posto, sorridere anche senza voglia e soprattutto perdonare. Quindi esistono vari livelli di generosità: dare a chi amiamo, dare semplicemente a chi ha bisogno, dare quello che per noi è meno interessante, dare rinunciando a quello cui teniamo, dare tempo, prestare attenzione a chi ci è vicino e a chi si rivolge a noi.

Il perdono, già citato, merita una riflessione particolare, Noi adulti non possiamo sfuggire la responsabilità di essere di esempio in casa ed anche nei rapporti con il mondo esterno. Perdonare di cuore è un atto che è possibile se si riconosce la necessità dell’altra persona di sentirsi amata, nonostante tutto. Perdonare è un gesto che risana le ferite e dona pace. E’ bene chiarire e far sperimentare ai bambini livelli sempre più impegnativi di generosità che gratificano anche noi stessi, mentre l’egoismo fa stare male chi lo vive e condiziona negativamente la vita degli altri.

Sono da invidiare quegli educatori capaci di vivere tutto questo e di accompagnare nel percorso di crescita “gli educandi” loro affidati sino a renderli consapevoli e disponibili alla fatica quotidiana di vincere il proprio egoismo con perseveranza e serenità.

Negli anni della pubertà è quasi naturale una regressione dei ragazzi in questo senso, ma tutto ciò che avranno già sperimento di positivo riemergerà più avanti: i genitori non devono scoraggiarsi, ma saper aspettare!

Parlare di generosità e di doni in questo periodo dell’anno diventa una necessità perché stiamo aspettando, con tutti i bambini che conosciamo e che sono lontani, il NATALE!

Gesù si dona a noi. Dio diventa un Bambino per un rapporto nuovo dell’uomo con la Persona di Cristo. Gli occhi dei bambini si riempiranno di stupore se anche gli adulti continueranno a stupirsi per la realizzazione della promessa che Dio aveva fatto all’uomo per salvarlo: avrebbe mandato il Suo Unico Figlio che sarebbe nato da una donna per opera dello Spirito Santo. E’ molto bello aiutare i bambini a sentirsi persone inserite, presenti nel presepe in attesa della nascita di Gesù Bambino, testimoni del più grande gesto di generosità della storia. Non si tratta di una fiaba, ma del più affascinante fatto di cronaca, di quello più importante per la salvezza degli uomini e più consolante per il cuore dei bambini.

Occorre presentare loro il Natale nel suo significato più autentico che è quello di donare. Allora ecco l’occasione per rinunciare a qualche regalo inutile, a tante spese futili per dare agli altri, vivendo le virtù della sobrietà e soprattutto della generosità. I bambini si appassionano alle proposte più impegnative, motivate; i bambini sanno volare alto se qualcuno sa essere trascinatore attento nel capirli e nel sostenerli: per loro e per tutti noi potrebbe essere un Natale veramente speciale.

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